Turbato.
Svestito e derubato.
Troncate le parole che tenevo in gola.
Melanconicamente annebbiato da non vederti accanto.
Esagerato nel dirlo e timido nel mostrarlo.
Con occhi come mongolfiere cercare i tuoi lampi in quelle pupille nere.
Rifugiato in te.
Entrare nel tuo ombelico e stare al riparo dalla pioggia.
Rosso, il viso o l’inferno di una mente,
nei tuoi capelli scuri
fondersi come i colori dell’autunno,
leggere foglie cadono e tonfano
sui nostri piedi nudi,
come i nostri corpi sul marmo
sotto il cielo che abbiamo spento
per ascoltarci meglio.