Assecondami
volubile farsa che tintinna innanzi gli occhi
tendimi una trappola sussurrandomi il peccato
venerami funesta rabbia che dentro ingabbio,
dicendoti buongiorno
mento ancora
finto di un cane quale sono.
C’era del mio nel paradiso
l’ho ardentemente voluto spezzare,
via tutto!
Se non l’angoscia,
se non la noia,
se non le rughe che si scavano sotto le tue lacrime.
Com’eri bella prima d’iniziare a piangere,
quanto sei bella ora che passi il tempo a piangere.
Ma quando ti scoli l’anima dagli occhi
hai già finito di perder tutto
senza sapere di esser bella
proprio per quello.