Polvere sul foglio
ed un verso spezzato
che non terminerà.
Come molte vite
un vuoto nelle tue espressioni
sorrisi finti volutamente spenti
e il cazzo in mano al buio.
La città ha le sue luci
ben piantate nel terreno
ma tu hai mai chiesto a tuo padre che film di Renoir avrebbe piacere a guardare con te?
Hai mai chiesto alcunché a tuo padre?
Ti porterò con me ma rimani distante
mentre osservo
noi
distruggere tutto
bevendo solo pioggia in religioso silenzio.
Veloce, vai sempre più veloce
un uomo non guarda indietro la propria ombra
non la degna di importanza;
abbandonata
ti lacererà l’anima
e sentirai il profumo della libertà.
Quel fiore s’aprirà presto
iniziando a morire
sfiorando l’eternità:
stupendo.
Calda e rosea la tua carne
quel tuo odore che
vola
inebria
e sfonda le mie tempie.
Si sfalda il terreno sotto i miei passi
scappare è tornare ma senza sapere bene dove
è il tramonto dell’alba
il flebile pugno della malinconia
nello stomaco dopo aver bevuto fino a svenire.
Io sbuffo per noia
e i tuoi seni s’inturgidiscono
ma la scambi per passione.
È mio nonno che sussurra ti voglio bene
nient’altro conterà mai di più,
è quell’infinito che tutti cerchiamo.
Quel cielo che piscia d’estate
mette angoscia e supplica pietà
ma nessuno comprende bene
quanta tristezza dietro vi si celi.
Aspettiamo solo che sbuchi il sole
per far finta d’essere felici tutti.
Come ti possedevo io non lo faceva nessuno
dicevi mentre m’abbandonavi
e ridendo compresi.
Benzene e ibuprofene
limonata ed una cola ghiacciata
un po’ di scotch per gradire
e quella dose giusta di amore per morire.
Non sono più i tempi per la psichedelia
non son più tempi per me
forse neppure son più tempi
siamo nel post-vita.
Avremo un figlio
e lo chiameremo Poesia.
Quelli erano i tempi dove dormivamo coi pensieri intrecciati
i tempi della speranza
dove sognare era vivere
e di speranza mangiavamo solo aria buona.
Oggi sono i tempi del timore
incertezza del sapere se un giorno
vivere sognando ci sarà permesso ancora solo una volta.