Bussano alla porta
voci,
voci acute
che storpiano il mio nome.
Rispondi, rispondi a tono
dice uno;
fuggi furibondo scuote l’altro.
Mi chiami col mio nome
o non t’ascolto è ciò che penso,
è l’orgoglio del mio io
dal disgusto per il resto
per l’affanno per la corsa in me stesso
dove sto,
dove vivo,
dove resto.
Vitreo, scuro in volto e nudo dentro,
chiamala col suo nome
se non sei codardo.
Chiamala, cane di uno sguardo!
La gente parla come la gente sente
ma quantomeno
ha il coraggio di chiamarla solitudine.