Danzano
gli occhi srotolati
bucati dalla notte
piovono calunnie
maledicono i passanti
viaggiano forestieri arrivati da lontano
muoiono qui i laowai
chiedendosi perché chiedersi il perché
mi perdono
senza pace
ustioni
i dorsi delle mani che si spaccano
il gelo fra i vuoti di bottiglia galleggianti in mare
le correnti di sospiri e le richieste di aiuto
deserte le mie gambe
spogliati i pensieri
a dormire per potermi perdonare
chi parla?
i passi alle mie spalle sembrano ombre di grattacieli magri
i graffi sulla schiena disegnano stazioni
per partire
per arrivare
i binari in lutto
a numeri capovolti
e treni sconfitti dal pianto delle rotaie arrugginite
cigolanti i lamenti nelle pozzanghere
c’è il mio riflesso steso e quieto
e mi perdono
abbracciando l’anima
chiamandomi per nome
firmando un foglio usato
scappando via
dove sono
dove ci sono.