Chi è Albert Serchowski?
Fermatevi un secondo e cercate di riflettere sugli interrogativi che maggiormente disturbano l’umanità. Bene, elenchiamoli:
- Chi ha ucciso Laura Palmer?
- Dove si nasconde Carmen Sandiego?
- Chi ha incastrato Roger Rabbit?
- Che fine ha fatto il biondino degli 883?
E veniamo ora all’ultima essenziale e metafisica domanda che ognuno di noi si pone:
- Chi diavolo è Alber Serchowski?
Non esiste una vera e propria risposta. È un po’ come un piccolo ammasso di pongo che mi diverto a plasmare in ogni suo racconto. Talvolta è un vecchio, altre un folle, altre volte ancora un paranoico bastardo. Se solo volessi, potrebbe divenire un famoso astronauta oppure un impavido principe azzurro che combatte contro i draghi per salvare la bionda principessa imprigionata nella torre. A dire la verità lo preferisco così, pieno di dubbi, col vizio del peyote, mentre tiene nel taschino un pacchetto ammaccato di sigarette Walrus e timoroso della sua stessa ombra.
Con tutti i suoi difetti lui, Albert, è più umano di tutti noi messi assieme.
I racconti brevi con Albert Serchowski
Cani e porci
Lo senti il caldo? E quell’odore di sigaretta Walrus? Un annebbiato Albert fa tic toc come un orologio indeciso se posizionarsi sulle 9 in punto o fuggire verso le 10. Hey, lo senti il cado? Perché lo sentono tutti, cani e porci.
L’invasione delle angurie giganti
La fantascienza non è roba per me. Però mischiare una radio gracchiante, piccole pillole multicolore e strani messaggi dallo spazio mi pareva un buon cocktail prima di ripassare la lezione sulla guerra di Corea. Solo i folli vogliono vivere ed Albert in quanto a follia avrebbe da dirci quantomeno un paio di cosette.
Un coyote mi disse che ero morto ed io volli credergli
Puoi scegliere fra l’essere un cinico ragazzo al primo giorno di lavoro racchiuso in un completo in tinta blu oppure un vecchio raccontatore di storie seduto sulla sua malconcia poltrona. Ma in realtà puoi davvero scegliere quello che vuoi in un futuro dove si è perfino troppo indaffarati per morire?
La risposta viaggia su un nastro mobile, fra capi tribù e vacche al mattatoio.
Salatini, Comintern e filippine
La paranoia claustrofobica della mancanza dei salatini cola da tutte le pareti della stanza dove il buon Albert affronta piccoli problemi col fisco.
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